Conoscere, prima di tutto

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Per affrontare un progetto è necessario anzitutto mettere a fuoco il tema. A questo sono serviti gli incontri di oggi: comprendere la complessità e guardare alla disabilità dotandosi degli strumenti culturali, linguistici… adeguati. Sapere ad esempio che ci sono diversi tipi di disabilità e quali sono, quali sono i termini corretti da utilizzare nella comunicazione ma anche nel nostro parlare comune, smascherare i meccanismi che mettiamo in atto, anche involontariamente, di fronte a una persona con disabilità, comprendere quali sono le leggi, i diritti in gioco, senza ignorare la sfera delle emozioni. Insomma, gli esperti ci hanno portato dati, esperienze e pensieri che serviranno di certo per dare sostanza alle idee progettuali che nasceranno.

Le “fonti di informazione” e gli aspetti sui quali i gruppi hanno cercato di fare luce sono:

Matteo  Ghillani, Cooperativa sociale Insieme
Le differenti tipologie di disabilità e l’influenza degli stili e dei contesti ambientali di vita

Danilo Amadei, CEPDI
I diritti delle persone con disabilità: lo stato dell’arte oggi

Dimitris Argiropoulos, docente di pedagogia speciale UniPR
Come è cambiata nel tempo la percezione della disabilità

Cesare Pastarini, giornalista e Rita Merusi, Cepdi
La narrazione della disabilità: mass-media e letteratura

Davide Rossi, Consorzio Solidarietà sociale
Il lavoro per le persone con disabilità: orientamenti, normative e esperienze in corso

Daria Vettori, psicologa
Il bullismo nella relazione con la disabilità

 

Le vite degli altri sulla pelle, la propria

Che dire di tutto ciò che è successo oggi pomeriggio? Il Wo.Pa. ha aperto le porte a tante esperienze positive che abbiamo dietro casa e magari lo ignoriamo. I diversi spazi del grande edificio di via Palermo sono stati animati da altrettante associazioni; i ragazzi, divisi a gruppi, hanno girato da una all’altra in un percorso a tappe davvero sorprendente. Piccole escursioni fra destinazioni molto speciali. Eccole

Danceability

OLYMPUS DIGITAL CAMERASuggestioni di musica e corpi danzanti: la prova provata che tutti possono danzare, ciascuno al suo passo. E che emozione, solo a guardare.

 

Gioco Polisportiva

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La Gioco ci ha fatto provare a sederci nei panni di un atleta di wheelchair basket (quello che i profani chaimano basket in carrozzina) o di sitting volley. Qualcuno a commentato che il senso di impotenza che si prova è davvero grande. Magari si pensa di essere dei discreti pallavolisti ma poi ci si ritrova di colpo imbranati.

 

ASD Sanseverina
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Luciano lo dice nel più efficace dei modi e ci fa capire lo spirito di questa associazione sportiva: “noi non giochiamo per vincere ma per stare in compagnia e divertirci. E per voler bene all’avversario, quando perde”.
Ecco una realtà, la Sanseverina ASD, che vede lo sport non per i risultati tecnici (chi vince, chi perde…) ma per quelli raggiunti dalla persona che, grazie a quell’esperienza, ha potuto crescere.

 

 

 Luca Righetti, Abili allo sport

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Il mio motto? “Se lo fanno gli altri, perché non lo posso fare anch’io?” E infatti! Luca Righetti ha fatto di molto ma molto meglio. E’ diventato un campione nello sport, fino alle Para olimpiadi!
Storia di chi ce l’ha fatta a vincere, con grinta, costanza e determinazione.

 

Sostegno ovale e il rugby che include

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La cosa fondamentale del rugby? Il passaggio. Serve collaborazione e fiducia, in sé e nei compagni. L’associazione Sostegno ovale ha donato la testimonianza di un percorso che ha aiutato persone in difficoltà psicologica e fisica a superare la propria situazione e a riscattarsi. Lo sport e il gioco di squadra sanno fare miracoli? O i miracoli li fanno proprio i protagonisti che sono in campo?

 

 

Il gioco di ruolo per mettersi nei panni degli altri – Con Umberto della Polisportiva Gioco

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Immaginatevi assetati e senza la possibilità di parlare né di usare braccia e gambe. Come fare a chiedere aiuto? Quali strategie di comunicazione per avere quel bicchiere d’acqua che da soli mai e poi mai sareste in grado di raggiungere?

Se la situazione è insolita per tutti i nostri ragazzi, per tante persone con disabilità è la norma. Sperimentare questa condizione, è stato spunto per pensare in modo diverso. Non è semplice aiutare gli altri ad aiutare. Umberto, atleta della Polisportiva Gioco, che ci ha fatto capire ancora di più. Umberto ha imparato tanto dalla relazione con gli altri, pure a usare tanta ironia. Saper scherzare sulla propria disabilità, ci ha raccontato, è fondamentale per superarla.

 

 

Vite speciali

OLYMPUS DIGITAL CAMERANormodotati! Chi di noi vuole essere semplicemente normale? “Non possiamo avere una vita normale, ciascuno deve averne una speciale”.  Walter Antonini, di ANMIC con Andrea Grossi del CIP Comitato italiano paralimpico ci aiutano a entrare nel tema disabilità da esperti. Con le loro testimonianze di vita e la loro profonda conoscenza di questo ambito.

Raccontano ad esempio dell’origine della parola handicap (in inglese “mano nel cappello” e no, non è un caso) e dei termini che si sono susseguiti nell’uso comune per definire una persona con disabilità. Il linguaggio ha fatto molta strada ed è cresciuta pure la cultura dell’inclusione. Sì, perché le barriere da superare non sono solo architettoniche ma anche culturali, nella scuola, nello sport, nel tempo libero… e partono anche da ciascuno di noi.

E così abbiamo capito che la questione gira tutta intorno alla necessità di rendere accessibili le opportunità. Perché tutti possono fare qualsiasi cosa, persino diventare campioni. A proposito, chi lo sapeva che la parola campione nell’etimo significa “lottatore”?

 

Di emozioni e di zaini portati da casa

Alcune fotografie e un filmato sono state lo spunto per cominciare a parlare di disabilità, a partire da sé, dalle emozioni che ciascuno lega al tema.

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Man mano, nei gruppi, i cartelloni bianchi si sono riempiti di parole. Emozioni complesse e contrastanti. Alla tristezza si contrappone la gioia del riuscire a farcela, nonostante. Alla paura la speranza e lo stupore di fronte alla voglia di vivere che porta una persona con disabilità a superare gli ostacoli. Forza, coraggio, ammirazione… E poi lo smarrimento ma anche l’empatia, la solidarietà, l’amore.  Partiamo da qui. Sarà interessante alla fine di questa settimana, confrontare le emozioni per capire se qualcosa è cambiato.

 

Ci vuole un buono staff

E’ il primo ingrediente per un buon lavoro, uno staff affiatato. Ecco perchè il primo giorno di alternanza lo dedichiamo anche a questo: conoscersi, condividere le idee ma anche scoprire le caratteristiche di ciascuno e farne punti di forza del gruppo.

Si lavora in equipe, piccoli gruppi di quindici ragazzi guidati da un facilitatore. Piccoli giochi per presentarsi, attività per confrontare gli immaginari sul tema disabilità.
Sappiamo già che fra cinque giorni le equipe di lavoro saranno diventate gruppi di amici. Succede sempre così, qui al Wo.Pa., sarà merito dell’aria?

Qui osiamo inventare l’avvenire!

OLYMPUS DIGITAL CAMERASe dico la parola “progetto” cosa vi viene in mente? Iniziamo subito a parlare di progettazione, cos’è e come funziona. Sarà il nostro pane, per questi cinque giorni di lavoro insieme. Progettare, lo dice già la radice della parola, vuol dire gettare lo sguardo avanti, al futuro ma con un’idea precisa di quale cambiamento vogliamo inseguire e realizzare.

Rosanna, che a Forum Solidarietà è parte del gruppo di progettisti, ruba le parole di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso: progettare vuol dire osare inventare l’avvenire.
E detto  ora, all’inizio di questo percorso, suona come un buon auspicio per il lavoro di tutti.

 

Via che si riparte!

15166066558891930108578Eccoci, ci siamo. Oggi si comincia una nuova settimana di alternanza scuola lavoro. Per quasi cento ragazzi arrivati stamattina dal liceo classico Romagnosi, dall’Itis Galileo Galilei e dal liceo delle scienze umane SanVitale, il Wo.Pa. si prepara a diventare lo spazio familiare dove lavorare fianco a fianco per 5 giorni, sperimentando gli strumenti della progettazione sociale.

Il primo giorno l’atmosfera è sempre strana. Tutti annusano l’aria e si chiedono come sarà; se lo chiedono i ragazzi, se lo chiedono gli adulti. Inutile negarlo, anche senza volerlo, ognuno ha le sue aspettative.
Il laboratorio che inizia oggi porterà i ragazzi dentro il tema della disabilità, per vedere con occhi altri un mondo che molti ignorano e pensare ad azioni concrete di inclusione da realizzare un domani nelle proprie scuole.
Siamo curiosi di vedere come andrà anche se siamo certi che sarà un’esperienza che lascerà un segno nella vita di tutti noi.